domenica 5 maggio 2013

Islanda, estate 2010

Il viaggio nasce nell'immaginazione, tra mille domande e desideri di provare emozioni alla vista di posti visti su alcune foto. L'Islanda nasce in me dal desiderio di andar lontano verso spazi aperti e liberi. Una terra non convenzionale, che nell'immaginario comune è vista come inospitale e fredda. Che ci vai a fare cosa c'è da vedere? Questo mi chiedevano gli amici. C'è la natura, la libertà. Quando decisi non avevo visto nulla, non sapevo nulla di vulcani, ghiaccio, geyser, cascate, non sapevo davvero niente di cosa ci fosse da vedere. Eppure sentivo che mi avrebbe dato tanto. Due amici, con in comune una certa voglia di evadere dalla realtà saranno i miei compagni di viaggio.
I preparativi sono lunghi, le ricerche di notizie su internet e non solo sono molteplici.
Innanzitutto si fa il biglietto, di quelli che una volta fatti non puoi più tornare indietro, una sorta di caparra che se poi rinunci la perdi. Da Milano-Bergamo parte Icelandexpress, la compagnia lowcost islandese che vola direttamente a Keflavik. Costo 420euro a testa, biglietti fatti a fine aprile.
I giorni: dal 15 al 28 agosto.
Altre due cose importanti: per muoverci noleggeremo un'auto, per dormire andremo nei campeggi, quindi servirà una tenda.
La scelta dell'auto non è banale: l'intenzione è quella di fare le piste interne, dove spesso si dovranno guadare i fiumi, insomma serve un fuoristrada, un 4X4. Ma i costi che offrono i vari siti online arrivano fino a circa 2000 euro per 13 giorni. Finchè non trovo il sito www.icelandgo.com.
Concordiamo il prezzo all-inclusive di 1200 euro, sempre un salasso, ma decisamente il prezzo più conveniente.
Prenotati aereo e auto non ci resta che organizzarci per le notti. La scelta di tenda e sacco a pelo non è stata ovviamente immediata, soprattutto la tenda. Ho dovuto cercare molte informazioni su internet. L'Islanda è una terra molto ventosa, pertanto serviva una tenda con le falde a terra. La decisione cadde sulla Makalu3 della Ferrino. Giudizio molto positivo, siamo stati in 3 abbastanza bene. Sacco a pelo (Ferrino nightec 600 lite-pro) con confort a -4 gradi era perfetto. Ho dormito sempre in mutande, senza mai soffrire il freddo. Materassino spesso 3 cm, molto comodo. Fornellino semplice da campeggio per i nostri risotti e le fagiolate...
Abbigliamento: pantalone tecnico per ghiacciaio, pantalone lungo e corto da trekking, alcune magliette a maniche corte traspiranti, 2 pile, giacca a guscio molto utile in caso di pioggia e vento, sciarpa e cappellino con paraorecchie. Un paio di scarponi da trekking, e un altro paio di scarpe basse da trekking leggero. Tutto acquistato alla Decatlon (tranne gli scarponi).
Siamo pronti, Carlo, Fabrizio, Marcello in partenza!
15 Agosto
Partiti in ritardo con il volo di Icelandexpress da Bergamo (questa rotta purtroppo non c'è più attualmente), arriviamo a Reykjavik in mattinata inoltrata.
Avevo prenotato una guesthouse centrale in Via Ranargata. L'Islanda ci accoglie con le sue nuvole e un pizzico di pioggia, il paesaggio aperto e vulcanico del viaggio dall'aeroporto di Keflavik fino a Reykjavik (Flybus all'esterno sempre presente, porta in città in 45min per 22eur A/R). Si sta bene, non c'è freddo. La scoperta della guesthouse, in verità un po nascosta, presenta la prima sorpresa. Nessuno ci accoglie, ho in mano solo la mail con un codice elettronico per entrare. All'interno ci sono alcuni souvenir da acquistare, se li vuoi li prendi e metti i soldi in una cassettina.
Souvenir nella guesthouse


Ranargata, reykjavik

Andiamo alla scoperta della capitale, prima tappa, vista la fame, in un pub, attirati dai tanti schermi che trasmettano le partite di calcio. Prendiamo le nostre prime birre Viking. Passiamo tutto il pomeriggio in giro per la città, lungomare, lago semighiacciato in centro con i gabbiani che giocano e cercano da mangiare. E' una sera di domenica, noi siamo un po stanchi, ci facciamo un paio di pub con musica dal vivo, ma non c'è tantissima gente, evidentemente la sera prima gli islandesi avevano già dato con il famoso runtur...
16 Agosto
Bene, si parte. La nostra avventura comincia ufficialmente oggi, col noleggio della macchina. Una immensa Toyota Land Cruiser 4X4 col cambio automatico. Sarà la nostra casa, insieme alla tenda, per tanti giorni!
Kevin di Icelandgo, l'agenzia di noleggio islandese, ci affida l'auto spiegandoci un po come funziona, e ci lascia in più il navigatore, davvero molto utile.
Il mezzo, Toyota Land Cruiser

Il piano di viaggio, organizzato in Italia, prevede ovviamente il circolo intero dell'isola in senso antiorario, con esclusione dei fiordi occidentali. In più, diverse escursioni interne. E naturalmente grande spazio allo zingaro che è in noi, che ci porterà a deviazioni, cambiamenti e imprevisti.
Ovviamente inizio io a guidare, solo perchè l'idea e l'organizzazione dell'Islanda è stata mia. Si farà a gara per guidare il mezzo nelle strade selvagge... e qualcuno si pentirà anche di aver preso l'iniziativa...!
La nostra prima destinazione è Vik, piccolo paese a sud dell'Islanda. Il tratto di strada è ricco di attrazioni e sorprese.
Verso sud

Il cielo è basso, le nuvole danno l'idea della profondità dell'orizzonte, un orizzonte infinito. Guidare e vivere questi momenti ti lascia il segno. Ed è bello vedere che non sono entusiasta solo io, ma anche i miei amici...
Prima tappa obbligata al supermercato per la prima spesa ufficiale, ci imbattiamo nel maialino Bonus (http://www.bonus.is/) e tra le cose più importanti da cercare naturalmente le birre. Prendiamo dodici lattine da mezzo litro di quella che per noi era birra, c'era solo quella in fondo... Solo al nostro primo pranzo scopriremo che si tratta di una bevanda al malto d'orzo, con tipo 2 gradi d'alcol, dal sapore impossibile. Ho rimosso il nome, nessuno di noi si ricorda il nome ma tutti ci ricordiamo il gusto. Regaleremo tutte le lattine in un rifugio e i gestori ci ringrazieranno come se gli avessimo donato la cosa più importante del mondo.... mah...
Prima deviazione, prevista, sulla sinistra, direzione Keldur, dove si trova un'antica chiesetta con delle casette ricoperte d'erba.

Keldur
La seconda tappa è proprio sulla strada (la Ring Road n°1) ed è la cascata di Seljalandsfoss.
Ma prima ci imbattiamo in una mandria di cavalli al pascolo, scendiamo per fare qualche foto e loro abbozzano una corsa verso di noi. Fabrizio coglie l'occasione per dargli un po di crackers ed accarezzarli e parlargli un po in sardo...

 La Seljalandsfoss è una spettacolare cascata, la cui particolarità è che ci puoi passare dietro! Davvero emozionante e incredibile, passando dietro si sente l'aria, le goccioline e la potenza dell'acqua che si schianta a terra dopo un volo di 60 metri
Cascata Seljalandsfoss

Dentro la cascata
Altra deviazione interna verso Þórsmörk, ma soprattutto per raggiungere la base del famoso vulcano Eyjafjallajokull, quello che aveva appena eruttato ad Aprile scorso e che aveva causato tanti problemi ai voli europei... 
La strada che si avventura verso l'interno ci riserva le prime emozioni con l'auto, infatti ci troviamo a dover guadare dei fiumi. E ce ne sono diversi in questo tratto, ricordo ancora il primo che era poco più di una pozzanghera, fatto lentamente! Poi pian piano acquisiamo sicurezza e determinazione ed è davvero divertente!
Appena trovato il vulcano ci facciamo la foto con il vulcano e il suo ghiacciaio ricoperto di cenere sullo sfondo.
Proseguiamo nell'intento di raggiungere Þórsmörk, ma uno di quei torrenti che tanto ci divertivano, stavolta non ci fa divertire... Sembra uno difficile, ma non tanto. Entriamo e appena in mezzo la macchina si blocca.... Guida Marcello, io di fianco vedo l'acqua che sale fin quasi al finestrino, per fortuna mette la retro e si sblocca. Torniamo indietro. Meglio non scherzare visto anche che è il primo giorno del viaggio!
Il torrente prima di Þórsmörk
Rientriamo verso la Ring Road, ma prima becchiamo sulla sinistra una fessura con una cascata nascosta. Sulla destra un sentiero porta verso l'alto, saliamo per ammirare anche questa cascata da molto vicino. Una scaletta in legno porta in cima e la vista è bellissima. Ora la voglia è quella di scendere giù ed entrare dentro a piedi nudi! L'acqua è gelata ma l'euforia vince...
La cascata vicina la più celebre Seljalandsfoss



Sulla Ring Road, sempre verso Vik, la prossima tappa prevista è l'imponente cascata di Gullfoss.
Immensa ci possiamo avvicinare ma non troppo perchè arriva una fortissima aria colma d'acqua ed è meglio preservare i vestiti...L'arcobalemo fa da contorno...
La cascata Gullfoss
Lasciamo anche questa meravigliosa cascata e proseguiamo verso Vik, dove arriviamo in prima serata giusto il tempo per goderci una passeggiata nella lunghissima spiaggia nera con i faraglioni sul mare. Ci prendiamo una meritata birra al bar sulla strada con Vik alle nostre spalle.
La spiaggia di Vik

La nostra destinazione finale però è un campeggio che dista qualche chilometro verso l'interno, un posto molto bello e isolato con subito dietro il ghiacciaio del Mýrdalsjökull. Il luogo si chiama Thagil (o Þakgil) sulla cui strada facciamo anche la conoscenza con una volpe artica che ci taglia la strada e corre insieme a noi per un pezzetto!
Verso Þakgil
Trovato il posto piantiamo la nostra prima tenda, e prepariamo la nostra "ottima" cena. Il silenzio ci avvolge, fa un po freddo, si sente l'aria del ghiacciaio poco distante. Paghiamo con la carta di credito (2700 isk), e fa impressione che in un posto così sperduto possano accettare i pagamenti elettronici. Ma sarà così dappertutto...
Þakgil


























































































































16 agosto: Reykjavik - Vik
17 agosto
La notte è passata alla grande, dormito bene senza patire il freddo, prepariamo il caffè col fornellino smontiamo la tenda e via verso la nuova tappa! Abbiamo infatti un appuntamento alle 13.30 con le guide islandesi per una spettacolare escursione sul ghiacciaio, prenotata dall'Italia sul sito http://www.mountainguides.is. Abbiamo scelto l'escursione di 4 ore al costo di circa 60eur a testa, comprensivi di guida e attrezzatura (ramponi, picozza, imbragatura).
Mentre viaggiamo in auto ovunque ti giri vedi la natura e i suoi colori, a destra l'oceano, a sinistra scendono le lingue di ghiaccio del ghiacciaio più grande d'Europa, il Vatnajökull.



La giornata è splendida, le viste sempre sorprendenti e le sorprese non mancano mai come l'ennesima cascata solitaria altissima. Ci fermiamo anche qua, ci avviciniamo fin sotto l'alto getto d'acqua, e come dei bambini via le scarpe a bagnarci i piedi e ricevere le gocce miste ad aria pulita sulla faccia.



 Il traffico sulla Ring Road è scarso, e la foto sotto lo dimostra! Tutto sembra darci quel senso di libertà che cercavamo venendo in questa terra.


Il punto di arrivo è Skaftafell, all'interno dell'omonimo Parco Nazionale, che sarà anche la nostra base per la notte, dove metteremo la nostra tenda in un campeggio molto grande. Li vicino c'è il centro informazioni con il chiosco delle guide di montagna con cui abbiamo l'appuntamento per l'escursione sul ghiacciaio dello Svinafellsjokull. Il gruppo che si costituisce è di circa 10 persone, per noi è la nostra prima esperienza di camminata su ghiacciaio, ascoltiamo attentamente le indicazioni della guida. Indossata l'imbracatura e afferrata la picozza ci avviamo col furgone fino all'attacco dell'enorme lingua di ghiaccio bianca che scende dall'altipiano. Dopo un primo pezzo di semplice camminata, siamo sul ghiacciaio e indossiamo i ramponi, con i quali proseguiamo un po goffamente e curiosi per questa primitiva esperienza. La guida ci spiega alcune cose sul ghiacciaio in movimento, ci mostra pietre giunte fin la dall'eruzione del vulcano dell'aprile precedente, la cenere si nota ancora un po ovunque, ci mostra i movimenti del ghiacciaio e la creazione naturale di alcune forme coniche. L'escursione è fantastica, il sole ci accompagna e gli occhiali da sole ci evitano l'accecamento del bianco! E' divertente, non siamo legati perchè comunque tutti i crepacci sono ben evidenti,ce ne mostra uno che sembra senza fondo e ci teniamo a debita distanza!

Camminando sul ghiacciaio Svinafellsjokull


Poi capita che ti viene anche fame e nella pausa concessa della guida stiamo in contemplazione addentando delle tavolette di cioccolato. La vista verso il mare è incredibile. Sembra toccarlo con mano eppure sei sopra un ghiacciaio!
La camminata prosegue verso la via del ritorno, utilizziamo la picozza per creare degli scalini e salire su basse pareti. La guida infatti ci tiene molto a mostrarci come si fa, ed è divertente effettivamente... soprattutto quando a qualcuno cade la picozza verso un crepaccio e tocca alla guida andare a recuperarla per evitare di perdere l'oggetto di valore...
L'escursione è conclusa, facciamo rientro al campo, ma la giornata non è per nulla finita.
Ci aspetta infatti una delle attrazioni di questo posto cioè l'ennesima cascata, che si chiama Svartifoss. Dopo aver piantato la tenda, ci incamminiamo in un semplice percorso di trekking di circa 1,5km in lenta salita. Il sentiero è abbastanza battuto e segnalato bene, ci addentriamo verso l'altopiano e dopo circa 45minuti arriviamo alla particolare cascata nota per le rocce di basalto di derivazione vulcanica.

Alla cascata Svartifoss
Rientriamo con calma al campeggio che intanto si è strapopolato di gente, tra cui una comitiva di un 12 persone circa proprio di fianco alla nostra tenda (che palle!), sicuramente non li ricordo per il silenzio e l'educazione... Mentre i miei compari preparano la solita cena succulenta a base di facioli e wurstel di pecora, io mi faccio una camminata verso il sole che tramonta per scattare qualche foto. La palla di fuoco ci mette un po prima di sparire, la seguo e la ammiro per un bel pò.



17 agosto: Vik-Skaftafell


18 agosto
Ci svegliamo presto, oggi ci attende una tappa lunga, la destinazione prevista è Egilsstadir. Sulla strada l'attrazione più famosa è la laguna di ghiacchio Jokulsarlon.
Niente sole oggi, non fa freddo, per ora, le nuvole coprono il cielo. Lasciamo il campeggio dopo la classica colazione con il caffè solubile fatto sul fornellino. E' uno dei momenti più belli della giornata. Ho personalemente imparato ad apprezzare, anzi ad amare la tazza grande di caffè all'americana per intenderci. Il caffè quì in Islanda è un istituzione. E noi ci caliamo perfettamente in questo sentimento... Naturalmente non è un granchè, non è l'italico espresso, ma ti ci abitui e poi non ne fai più a meno. Certo acquista ancor più valore quando lo prendi al bar e te lo prepara la tipica ragazza islandese che col suo sorriso ti accende la giornata.... Ma non può essere così tutti i giorni!





La Ring Road ci porta pian piano verso la prima tappa di oggi. L'avvicinamento ci lascia a bocca aperta. Il ponte che precede il piazzale di sosta è lungo e notiamo subito le foche che sguazzano in acqua. Sotto il ponte passa acqua insieme a pezzetti di ghiaccio che vanno direttamente in mare, di li a 200 metri. Sulla sinistra in fondo lo sguardo si perde verso un enorme distesa di ghiaccio, piccoli iceberg in acqua bianchi e azzurri. Un mare di ghiaccio che ci potresti saltellare di blocco in blocco fino ad arrivare sull'altipiano. Le foche si divertono, a volte incuriosite dai diversi turisti, alcuni dei quali si avventurano in gite organizzate con i gommoni. Noi ci accontenteremo di fare una camminata lungo la baia ed ammirare lo spettacolo.
Jokulsarlon


Foca a Jokulsarlon













Il tempo di un caffè e un biscottino allo snack bar e ripartiamo per la nostra strada. Il cielo è sempre incerto, speriamo in qualche lampo di sole ma nulla, per ora ci accontentiamo del fatto che non piova.
Lungo la strada, sulla sinistra ancora le lingue di ghiaccio che scendono dal Vatnajökull, sulla destra l'oceano. Io e Fabrizio siamo molto attratti dall'oceano... infatti quasi all'unisono intimiamo a Marcello lo stop. Vogliamo andare in spiaggia! A far che? Niente di che... toccare l'acqua, respirare l'aria del mare. Tiriamo su i jeans e come dei bambini ci bagniamo i piedi a riva, l'acqua è gelida ma è una bellissima sensazione, ritorna quel senso di libertà, rincorriamo le onde che si formano li a riva e scappiamo fuori per evitare che ci travolgano. Naturalmente vincono loro, ci mordono il culo, ritorniamo alla macchina stanchi, soddisfatti e mezzo bagnati.

Giochi in riva all'oceano

Dopo questa piccola divagazione, la prossima tappa è HOFN piccolo paese sul mare, dove è nostra intenzione fermarci a mangiare per gustare le famose aragostine.
Sulla strada il vento comincia ad alzarsi e il tempo peggiora gradualmente, facciamo piccole soste anche per rifornire. A proposito non abbiamo mai avuto problemi con la benzina per tutto il viaggio in Islanda, ci sono abbastanza distributori sulla Ring Road, dove scarseggiano, cioè nelle strade interne, è comunque ben segnalato.



Arriviamo a Hofn verso le 13.30 l'ora perfetta per un ottimo pranzo a base di aragostelle. Sarà una delle poche volte che ci concederemo il lusso di un ristorante (Ristorante Humarhofnin), sappiamo bene che qua sono abbastanza cari purtroppo, però questa volta meritava davvero. Se poi aggiungiamo i soliti sorrisi della cameriera... Il tutto per 60 euro a testa, senza strafogarci, un pranzo normale anche se a base di pesce.
Hofn, ristorante Humarhofnin





















Ripartiamo subito ma dopo poco ci fermiamo a Djupivogur, per una breve sosta con caffettino e foto al porticciolo.
Djupivogur





D'ora in avanti, Marcello alla guida, non ci fermiamo più fino alla destinazione di oggi che sarà Egilsstadir, dove cercheremo il nostro campeggio. Ne troviamo uno appena fuori il paese, nel sobborgo di Fallabaer. Il campeggio è piccolo, cerchiamo il custode per pagare (2500 isk), che poi è una signora nella casa sulla strada appena sopra il campeggio. Mangiamo solo dei panini stasera. Fa freddo ora, devo mettere due pile più la giacca per farci una passeggiata in giro per il paesino dove però non troviamo niente di interessante. Stanchi ci buttiamo in tenda. Siamo solo noi più un'altra tenda di una famiglia di olandesi. 


18 agosto Skaftafell - Egilsstadir




19 agosto

Non si dorme male in tenda, per essere stata la mia prima esperienza devo dire che pensavo molto peggio. Sicuramente ha contribuito la stanchezza, spesso, per cui il sonno ci prendeva quasi subito.
Prima di ripartire andiamo al distributore ma dobbiamo aspettare qualche minuto perchè apriva alle 9. Arrivato il ragazzo (peccato!) facciamo la nostra colazione abbondante al baretto del distributore. Facciamo il pieno e partiamo verso la destinazione odierna che, per come avevo pianificato, sarebbe stata Kverkfjoll, ma poi da questo momento in poi il piano viene modificato in perfetta armonia con il gruppo. Il tempaccio di ieri sembra averci abbandonato.


Verso Modrudalur


L'immagine dell'arcobaleno che si staglia alla nostra destra è tanto vicina che sembra si possa toccare o passare sotto con la macchina. E' il preludio di una splendida giornata, non sarà il sole pieno tutto il giorno ma la pioggia ci risparmierà anche oggi.
In auto risuonano le note del cd islandese che ho comprato il primo giorno, devo dire alcune canzoni le definirei carine, altre imbarazzanti...

Cartello all'ingresso della strada che ci porta all'interno












Il cartello qua sopra e tipico quando ti avventuri nelle piste interne, dove spesso si incontrano fiumi da guadare. E noi siamo ben attrezzati con la nostra Toyota Land Cruiser. Andiamo verso l'interno dunque, fiumi da guadare, paesaggi lunari ci attendono.
Il punto di partenza, l'ultimo avamposto prima del nulla è Modrudalur, una località che consiste in un distributore e un baretto con piccoli souvenir in vendita, una chiesa poco distante. Le case sono ricoperte di torba per proteggere dal freddo, metodo abbastanza tipico in islanda. Circa 100km di strade sterrate ci separano dalla nostra meta.


Il bivio da Modrudalur verso l'interno

Tutto attorno è completamente diverso da quello che abbiamo visto finora, il senso di solitudine e di libertà cresce ancora. Il colore che prende il sopravvento è il grigio scuro e il nero vulcanico a terra, distese di lapilli un po ovunque, intervallate in lontananza da altipiani che si innalzano verso il cielo a volte azzurro a volte coperto da nuvole.

Capita di incontrare turisti, certo, ma poche volte troviamo degli eroi. Uno di questi è rappresentato dalla foto seguente. Anche lui come noi percorre la F905 che ci porta verso Kverkfjoll ma noi siamo in un mezzo bello grosso, lui invece corre in bici. Per noi lui è un eroe, uno in cerca di emozioni forti! Lo salutiamo con stima e rispetto...
Un eroe sulle piste interne





 Le strade sono pazzesche. Dopo un po ti ci abitui, ti rendi subito conto che senza un auto adeguato faresti veramente fatica. A volte sembra non vedere neanche dove passa la strada, devi rallentare per capire dove conviene passare. Come sotto, quando ti sembra di aver sbagliato e invece è proprio li che bisogna passare


La strada verso Kverkfjoll














I km da fare in queste condizioni sono tanti, e non c'è niente di meglio che fermarsi, fare una sosta in mezzo al nulla e prepararci un buon caffè in contemplazione degli spazi infiniti, valli scavate dai fiumi che poi dovremo guadare. E il vento. Quando ci fermiamo è forte, fortissimo. Facciamo fatica ad accendere il fornello, dobbiamo costruire una copertura con le pietre, ma il risultato finale è da ricordo indelebile. Caffè caldo, col vento che impazza e rompe il silenzio. Musica per le nostre orecchie.
Caffè sull'altipiano



























Ripartiamo  e dopo aver guadato alcuni torrenti arriviamo in salita in prossimità di Kverkfjoll dove si trova il rifugio Sigurðarskáli con l'area campeggio dove avevo previsto di passare la notte. Entriamo nel rifugio ma non c'è nessuno. Evidentemente erano usciti per un escursione. Li fuori intanto ci sono indicazioni per un trekking breve verso l'altopiano sovrastante il rifugio.
 Decidiamo di farci una bella camminata e di berci una sana birra in cima. Siamo in una zona vulcanica, tutto intorno ci sono i lapilli, pietre vulcaniche di vario colore. La camminata è solo a tratti faticosa, raggiungiamo la cima dopo circa mezzora. La vista spazia dalla valle in cui scorre, appena partito dalla sorgente, uno dei fiumi più grande d'islanda, il Jokulsa a Fjollum, fino al ghiacciaio Vatnajokull.

Il fiome Jokulsa à Fjollum

Birretta sopra il rifugio


















Autoscatto. Sullo sfondo il Vatnasjokull
Quando torniamo giù è ancora presto, sono solo le 13.30. Stare lì al rifugio ci sembra quasi di perdere tempo, sebbene il posto sia veramente bello. La possibilità di fare l'escursione verso le grotte di ghiaccio è scartata per la distanza di circa 3 chilometri e senza cartina o indicazioni da gente del posto rischieremmo di perderci senza trovarle. Pertanto decidiamo di passare alla tappa successiva, che inizialmente era prevista per il giorno dopo, cioè Askja. Non è distante, stimiamo che in un paio d'ore al massimo dovremmo arrivarci.
Ritorniamo quindi indietro al bivio lasciato in precedenza e imbocchiamo la strada per Askja, la nota località vulcanica posta a circa 1500mt di altezza, dove sappiamo esserci un rifugio e un campeggio e dove dunque passeremo la notte.


Sulla via verso la nostra destinazione il paesaggio continua ad essere lunare.
Il rifugio di Askja, che si chiama Drekagil, è posto ai piedi di un promontorio, alle cui spalle si trovsno le caldere ricoperte d'acqua del vulcano. Paghiamo la nostra sosta al campeggio (2700isk) e chiediamo indicazioni per raggiungere il Viti, la caldera piccola del vulcano dove sappiamo che l'acqua raggiunge una temperatura di circa 25 gradi. Con la macchina facciamo qualche chilometro sulla strada alla destra del rifugio e dopo circa 15 minuti arriviamo ad un parcheggio dove dobbiamo lasciare l'auto e proseguire a piedi. Tutto intorno a noi c'è silenzio, lapilli e pietre vulcaniche ovunque, il colore grigio scuro ha la meglio sul nero e sul rosso.
Acceleriamo l'andatura sull'altipiano, ansiosi per raggiungere la nostra meta.
La lunga camminata sull'altopiano finisce con una leggerissima salita in cima alla quale si apre il panorama indelebile nella mia mente.
Sullo sfondo il lago Öskjuvatn e sotto il Viti

Da lassù vedo uno dei posti più belli del mondo. In fondo il lago enorme sulla caldera più grande del vulcano. Un lago azzurro che si mischia con l'azzurro del cielo. Subito sotto di me invece il Viti la caldera più piccola con l'acqua sulfurea al suo interno. Restiamo in silenzio ad ammirare. Il tempo di qualche foto poi via, giù, dentro la caldera. Siamo solo noi. L'ora è un po tarda, sono circa le 18, c'è ancora comunque molta luce, ma la temperatura esterna è scesa molto, ci saranno pochi gradi sopra lo zero.
Arrivati giù via le scarpe a toccare l'acqua. Si può fare! Non ci pensiamo neanche un secondo via i vestiti e subito dentro a goderci l'acqua e la meraviglia di un posto unico al mondo

Dentro il Viti
Esperienza indimenticabile, trovarci in un posto totalmente naturale, non voluto dall'uomo, fare il bagno all'aria aperta in un acqua calda, piacevole. Ma non è solo questo. Non siamo in una piscina riscaldata, sopra di noi non c'è un tetto e appena fuori dall'acqua non c'è un bar, uno spogliatoio e una doccia. Non c'è nulla. Anzi qualcosa si... il freddo! Molto.... anche perchè passiamo dai 25 gradi ai credo 5 gradi di fuori. E ricordo bene anche i momenti in cui cercavamo di asciugarci in fretta una volta usciti dall'acqua...
Rivestiti usciamo dal Viti e facciamo un giretto nel contorno del cratere per ammirare ancora il posto, ora siamo esattamente nel mezzo tra il Viti e il lago enorme ma dall'acqua freddissima Öskjuvatn.
Qua è così. Nessuno ci mette mano e ci ha mai messo mano. Tutta natura, un posto turistico anche, ma la mano dell'uomo non c'è, non si vede, se non in qualche sporadico cartello, che segnala la direzione da percorrere.
Un posto incredibile. Da vedere, perchè le parole non rendono.
Rientrati al campeggio, montiamo la tenda e prepariamo la cena. Intanto ci liberiamo di un fardello pesante e inutile. Le lattine di finta birra. Quella roba presa al supermarket convinti fosse birra ma che con un tasso alcolico di circa 2 gradi, e dal saporaccio deciso, non avevano riscosso molto successo tra di noi, per dirla con un eufemismo. Lasciamo 6 lattine da mezzo litro al rifugio. Il nostro gesto viene apprezzato come se avessimo lasciato una valigetta piena d'oro. Gente strana si trova in giro per il mondo...
La notte arriva, il termometro dell'auto segna zero gradi. Buonanotte.
19 agosto: Egilsstadir- Askja
 20 agosto


Svegli alla solita ora, intorno alle 8 il caffè è già sul fornellino.
La destinazione di oggi è Husavik, piccolo centro abitato sulla costa che da sul mare artico. L'obiettivo e fare un giro in barca per l'avvistamento delle balene.
Riprendiamo quindi la strada F910  che ci riporta pian piano verso la civiltà.
Prima di arrivare verso la costa c'è una tappa obbligatoria, la cascata Dettifoss sul fiume Jokulsa a fjollum che proviene proprio dai posti che abbiamo appena lasciato. La cascata è incredibilmente grande, possente, il rumore del getto si sente già da lontano.

Diversamente dalle alte viste finora, questa la vediamo da molto vicino e da sopra. Per l'avvicinamento ci dobbiamo coprire bene perchè gli spruzzi d'acqua ci faranno un po la doccia.
Scattiamo alcune foto e ripartiamo.
Cascata Dettifoss
La prossima tappa intermedia è un canyon molto particolare perchè sembra non far parte di questa terra tanto è piena di vegetazione, abbastanza impropria soprattutto per il nord dell'Islanda. Foreste di betulle all'interno di rocce alte più di 100 metri a riempiono questo canyon a forma di ferro di cavallo, con una sorta di "isola" di roccia al suo interno. Facciamo un'escursione in auto fino al suo cuore dove si trova anche un laghetto.
Canyon Asbyrgi

Stupiti per le tante sorprese paesaggistiche di questa terra riprendiamo il percorso perchè vorremmo uscire in barca ad un orario decente.
Arrivati ad Husavik adocchiamo il campeggio alla nostra sinistra all'ingresso del paese, ma proseguiamo verso il porto. Alla banchina però riceviamo la brutta notizia. Il mare è agitato quindi nessuna barca è autorizzata a partire. Effettivamente il tempo non è dei migliori, oggi niente sole, molto nuvoloso e ogni tanto qualche goccia si fa sentire.
Sono circa le 13.30 quindi temporeggiamo con un bel pranzetto in ristorante, magari più tardi le condizioni del mare cambiano e potremmo uscire. Il pranzo è allietato non solo da un ottima zuppa di pesce ma anche dalla presenza di due ragazzini che improvvisimo una brevee esibizione con chitarra e canzoni islandesi. Molto carini e bravi.
Purtroppo il tempo passa ma il tempo non migliora e alle tre del pomeriggio abbiamo la conferma che nessuna imbarcazione prenderà il largo oggi, forse il giorno dopo... Niente allora, ci godiamo il paesino, facciamo un giretto, vediamo che tutto è concentrato nella zona del porto. Ci facciamo una birretta poi andiamo al campeggio a montare la tenda. Non c'è nessun guardiano pertanto lasciamo la cifra indicata nella casetta e intanto organizziamo qualche lavatrice, anche perchè il ricambio comincia a scarseggiare. Lavatrice e asciugatrice costano 400isk. 
Arriva sera e comincia a scendere qualche goccia di pioggia. Nonostante i locali per le nostre birre sia a neanche 500mt a piedi prendiamo la macchina, così, per evitare di bagnarci in caso di acquazzoni sulla via del rientro.
Entriamo nel locale individuato nel pomeriggio, saliamo al piano superiore. Il locale tutto in legno, molto bello, la piccola finestradi fianco il nostro tavolo da sul mare, vediamo le barche attraccate alle banchine. Non c'è molta gente nel locale, è un venerdì sera. Tra una chiacchiera e l'altra ci facciamo 3 birre a testa, poi passiamo a bere qualche amaro tipico del posto. Scendiamo giù al bancone e chiediamo al ragazzo di darci qualcosa di buono. Mentre scegliamo un giovane del posto che si avvicina e si rivolge all'amico barista indicandogli tutta una serie di liquori da mettere nel vassoio li di fianco. Noi guardiamo incuriositi. Il vassoio non è per i tavoli al pubblico. Lo scopriremo dopo.
Ci facciamo un paio di giri con i superalcolici islandesi (anche il noto brennevin) per la verità poco memorabili a livello di gusto. Ecco che torna il ragazzo di prima, ha bisogno di un altro vassoio, stavolta chiediamo per chi è il vassoio e il ragazzo ci invita a seguirlo nel retro del locale, una saletta destinata agli amici del posto. Ed eccoli la, 6 o 7 ragazzi e ragazze di max 25 anni attorno al tavolo a giocare a carte una specie di blackjack, chi perde butta giù uno dei bicchierini. Chi vince decide cosa beve quello che perde. Tutti naturalmente sanno qual è il bicchierino peggiore tra i vari colori dei liquori. Il tipo che ci ha portato dentro ci coinvolge subito spiegandoci, in un inglese alterato dall'alcool, il funzionamento del gioco. Ovviamente anche noi alterati per lo stesso motivo, non capiamo nulla ma comunque ci ritroviamo a giocare e spesso a perdere... L'ambiente è molto divertente, affianco al tavolo troneggia come un elemento essenziale alla serata, un secchio bianco, utilissimo a chi non regge...
Serata alcolica in un pub di Husavik
Tutto ha fine quando attorno al tavolo rimaniamo solo noi 3 e un islandese immobile dallo sguardo poco concreto. Gli altri sono spariti chissà dove. Decidiamo allora che è giunto il momento di andar a dormire. Marcello ci convince che lui è il più sano pertanto è il più in grado di prendere l'auto per i 500mt che ci separano dalla tenda.
La decisione di prendere la macchina si rivela totalmente sbagliata per 2 motivi: non sta piovendo e la polizia locale ci ha visto.
Poco prima di svoltare nell'area di parcheggio infatti dietro di noi si accendono i fari dell'auto della polizia che ci intima di fermarci. Scende uno dei due poliziotti, chiede patente e libretto a Marcello. Tutto a posto ma.... "quante birre hai bevuto?" gli chiede il poliziotto. Marcello "two beers", e io e Fabrizio cominciamo con le prime sommesse risate... Gli fanno la prova del palloncino, lo fanno scendere dall'auto e gli gridano "Or drink or drive!" per un paio di volte. Fa salire Marcello dietro e lui si mette alla guida della nostra auto per i 100mt restanti fino al campeggio. L'altro poliziotto segue con la loro auto. Finita la ramanzina e la scusa da parte nostra, salvati anche da un possibile verbale, che ormai davamo per certo, salutiamo e ringraziamo ancora per la clemenza. Salvo poi, naturalmente, inveire con simpatia perchè ci avevano adocchiato sicuramente da quando avevamo messo piede in paese. Per loro è stato sicuramente un diversivo in una città fin troppo tranquilla. 
La notte è stata la più bagnata in assoluto, tanta pioggia, lo ricordo bene perchè verso le 5 son dovuto uscire dalla tenda per andare in bagno cioè subito fuori dalla tenda per liberare quanto bevuto la sera prima.
20 agosto: Askja - Husavik


























21 agosto
Dopo aver rimesso in auto i vestiti ancora umidi usciti dall'asciugatrice poco asciugante, riprendiamo il nostro tour. Ancora qualche goccia d'acqua, l'ultimo tentativo per un'uscita in barca all'avvistamento di balene fallisce miseramente, decidiamo che è inutile aspettare qua, riproveremo da altri paesi sulla costa. La destinazione odierna è Akureyri, ma la tappa obbligatoria è Myvat, zona vulcanica molto nota, comprensiva dell'omonimo lago che noi aggireremo da sud.
Arrivati in zona ecco la sorpresa della giornata: due ragazze polacche pollice in su. La macchina si frena quasi da sola... Dove vanno? In giro, va bene dovunque andiamo noi... Anche noi non sappiamo molto dei posti ma va bene uguale, quindi accettano il passaggio... Allora ecco subito la prima sosta al Namafjall, area densa di fumarole e vulcani di fango in continua ebollizione.
Namafjall






























La zona è davvero sorprendente a cominciare dai colori unici su varianti di rosso. Alcune fumarole sono molto rumorose e per sentirci dobbiamo spostarci.Dopo una breve camminata all'interno di quest'area andiamo verso il famoso vulcano Krafla. Arriviamo fino al parcheggio dove lasciamo l'auto e ci incamminiamo verso la cima del cratere dove si apre anche quì la vista di un enorme lago di acqua fredda. Purtroppo il tempo islandese è ormai girato a brutto, per la verità da quando abbiamo lasciato il sud non abbiamo più trovato il sole pieno. In cima al Krafla tira forte vento e dobbiamo ripiegare. 
Krafla
Sulla strada avevamo visto l'indicazione per la cosiddetta laguna blu del nord, per fare il verso all'originale a sud, quella più nota insomma tra Reykjavik e Keflavik. E' una tappa obbligata naturalmente, queste piscine termali si chiamano Jarbodin (www.jardbodin.is), rispetto alla Blue Lagoon sono più piccole, ma a me son piaciute di più anche perchè l'acqua è ben più calda e costano la metà (3000isk, circa 20€).
Alla piscina termale Jarbodin


Abbandoniamo le polacche,per fortuna loro,  scappate anche per l'indecenza in cui versava la nostra auto, proseguiamo il nostro tour nell'area di Myvatn. Prima ci dirigiamo verso il vulcano Hverfjall, il cui cratere enorme misura circa 1km. Saliamo in cima lungo un sentiero che tira dritto ben segnalato. Vista eccezionale da lassù, vediamo tutta l'area di Myvatn, le fumarole, il lago, i campi di lava, il vulcano Krafla ben distinto.

In cima al Hverfjall


Riscendiamo giù e subito li vicino facciamo l'escursione nel Dimmuborgir, il famoso campo di lava nato da un'eruzione vulcanica che ha creato le più curiose forme con le rocce. Di seguito un esempio di cosa possa fare la natura.
Nel Dimmuborgin





























 Camminata piacevole in tutta l'area vulcanica, meritato riposo allo snackbar con caffè istituzionale.
A breve rieccoci in macchina pronti per dirigerci ad Akureyri. Ma prima, sulla strada, la tappa obbligata è per l'immensa, elegante, cascata di Godafoss (la cascata degli dei). Anche questa è spettacolare, il salto è più breve delle altre viste, ma questa è molto larga.
La cascata Godafoss





























Oggi è stata una giornata pienissima, a breve arriveremo ad Akureyri, la cosiddetta capitale del nord. Arriviamo in tarda serata, individuiamo il campeggio, grande e attrezzato (docce a pagamento separate) e piazziamo la tenda. Ceniamo le solite cose in campeggio, dove scambiamo quattro chiacchiere con 2 turisti tedeschi che parlano benino l'italiano. Stanno girando l'islanda a piedi, autostop, mezzi pubblici. Il tempo negli ultimi giorni non è stato clemente con loro, ma non sono dispiaciuti, prendono quello che arriva con filosofia. Sapevano a cosa andavano incontro. Rispetto per loro! Finito di cenare facciamo un giro per la città. Il paesino è carino ma, sarà un pò la stanchezza, un pò il brutto tempo, non riusciamo a godercelo appieno.
Pioggia e vento durante la notte.

21 agosto: Husavik - Akureyri


























22 agosto
Ci svegliamo ancora senza sole, nuvoloso e qualche goccia qua e la. Il tanto di fare un giro mattutino con la macchina per il paese, ma ripartiamo subito. 
Il piano previsto in Italia prevedeva da Akureyri un ritorno indietro per rifare la famosa strada interna, la F26 Sprengisandur, che collega il nord con il sud dell'Islanda. Ovviamente una strada totalmente sterrata, fiumi da guadare. Deserto pieno. Il fatto di aver già vissuto comunque la bellissima esperienza, di questo tipo, nelle strade verso Kberkfjoll e poi Askja, ci invoglia a cambiare itinerario e a proseguire lungo la costa, diciamo nella civiltà. Ci dirigeremo quindi verso i fiordi occidentali, ben sapendo comunque che per questioni di tempo non avremmo potuto fare il giro completo. D'ora in avanti quindi progettiamo giorno per giorno dove andare e cosa vedere.
Intanto da Akureyri proseguiamo lungo il fiordo verso nord.
Il tempo anche oggi non sarà clemente, faremo tanti chilometri in macchina, in realtà senza una meta precisa, che decideremo solo nel pomeriggio. Facciamo tappa a Dalvik giusto per vedere se c'è qualche imbarcazione pronta a partire per un improbabile avvistamento di balene, ma ovviamente l'esito è scontato. Proseguiamo sempre verso nord, tocchiamo il paesino di Olafsfjordur, che risulterà il paese più a nord toccato nel nostro viaggio. Poi via dentro una galleria che ci porta verso l'altro fiordo e quindi al paese di Saudarkrokur. Non ci fermiamo fino al paese di Blonduos nella baia di Hunafloi, dove ci fermiamo per il pranzo. Dentro il paese ci imbattiamo in un bar, di quelli che non puoi non fermarti.

Il bar di Blonduos




























Appena entrati nel bar capiamo subito che non è un bar normale ma una casa. Ci sono i tavolini nella sala, c'è la tv, ma c'è anche una sorta di soggiorno e in fondo la cucina, dove la signora, padrona di casa, ci preparerà gli hamburger e la zuppa che abbiamo ordinato per il nostro pranzo.Una gestione davvero particolare. E tutto assume un sapore familiare, arricchito dall'atmosfera tipica di paese, ci sentiamo parte del gioco. Non sembriamo turisti. E' bello, perchè è tutto semplice.
L'interno del bar-casa

Ripreso il viaggio, nel primo pomeriggio raggiungiamo una località segnalata sulla cartina che indica la presenza di foche. Parcheggiamo l'auto nei pressi di una casa e scendiamo verso la spiaggia. Vediamo le foche che giocano in acqua, qualcuna cerca di avvicinarsi a riva, ma è troppo diffidente e scappa subito verso il largo.

Scattiamo qualche foto poi torniamo alla macchina, ma prima ci soffermiamo per una cioccolata calda a casa della nonna, così chiamata da noi per via del libro firme messo sul tavolino all'angolo, dove spicca la foto di una signora di una certa età, probabilmente passata anche a miglior vita. La cioccolata è un toccasana, l'ambiente è accogliente.
Il libro ricordo a casa della nonna

In questa occasione decidiamo che la destinazione finale sarà Holmavik.
Arriviamo al paese verso le 19 in tempo per trovare il campeggio. Ma la prima cosa che facciamo è, adocchiata la piscina riscaldata all'aperto, è entrare subito.
Il costo d'accesso è di 450isk a testa, poco meno di 3 euro per una doccia calda e tutto il tempo che vogliamo nelle vasche termali a 40 gradi. Chissenefrega se scende qualche goccia d'acqua ogni tanto, sarà difficile uscire da quel paradiso dopo una giornata a macinare chilometri con un tempo inclemente. Il campeggio offre anche lavatrice e asciugatrice sempre a 400isk circa che sfruttiamo subito. Il paese è tuttavia deludente, non c'è nessun bar aperto, neanche il famoso Cafè Riis (che troverò invece aperto al mio ristorno due anni dopo in inverno).
Piantata la tenda, passeremo una notte tranquilla.
Il cafè Riis a Holmavik



























22 agosto: Akureyri - Holmavik

























23 agosto

Breve giro mattutino per il paese alla ricerca di un posto aperto per fare colazione, siamo costretti a ripartire. E' infatti Domenica e pare che l'orario di apertura non sia prima delle 10. Ripartiamo dunque con destinazione sud. Facciamo prima un accenno di fiordi occidentali ma tagliamo subito a sinistra per una strada interna che ci porterà a Reykholar sulla sponda sud dei fiordi.
Verso sud, tagliamo la penisola dei fiordi occidentali

Arrivati al paese ci fermiamo per far benzina in un distributore con annesso (come tutti d'altronde) piccolo market. Prendiamo poche cose e "scrocchiamo" un caffè gentilmente offerto. E' prassi infatti islandese lasciare un boiler di caffè a libero uso della gentile clientela. Noi apprezziamo. Il caffè, in Islanda, è un'istituzione
Cavalli sulla strada
Quando sulla strada scorgiamo una mandria di una decina di cavalli non possiamo non fermarci per scattare qualche foto e avvicinarci agli animali. Bellissimi. Poco di fianco a loro c'è una piazzola dove ci fermiamo sia per asciugare un po la tenda ormai fradicia da alcuni giorni di acqua. Asciughiamo con il vento naturlamente e ne approfittiamo per mangiare qualcosina.

La meta di oggi sarà Stykkisholmur, bellissimo paesino sul mare nella penisola di Snæfellsnes.

Arriviamo in paese nel tardo pomeriggio, lasciandoci definitivamente le nuvole alle spalle. Anche la temparatura comincia ad essere più gradevole. Il paese è davvero carino, il porticciolo è raccolto e guardato a vista dal faro rosso e giallo
Al faro di Stykkisholmur


Il porto di Stykkisholmur
 Ci concediamo anche qua il lusso di una cenetta, senza esagerare, in uno dei ristoranti appena sopra porto. Una buonissima grigliata di pesce con la solita ottima zuppetta di aragostine.
Intanto il tramonto comincia a bussare alle finestre del ristorante e ci richiama fuori per ammirarlo. Finiamo in fretta assaggiando anche il famoso Brennevin, un liquore secco tipo grappa, fatto con le patate.
Per ammirare il tramonto torniamo al faro. Il tramonto è lungo, emozionante, le nuvole si perdono all'orizzonte, il sole sembra prima sparire poi riapparire, la luce è ancora piena nonostante siano quasi le 10 di sera. Dietro di noi la luna.

Rientrati al campeggio ci prepariamo per la notte, ma proprio dall'area del campeggio guardando verso l'alto vediamo il colore verde tipico dell'aurora boreale. Quasi non ci crediamo, il cielo è limpido, ma l'aurora è molto difficile vederla in questo periodo. E' solo uno sprazzo nel cielo buio, ma ci accontentiamo!
La nostra tenda

Io e Fabrizio verso mezzanotte torniamo al faro. Ne valeva la pena.
23 agosto: Holmavik - Stykkisholmur


















































24 agosto
Finalmente una bellissima giornata!
Sveglia al campeggio di Stykkisholmur

Subito un caffè per caricarci scaldato al nostro fornellino.
Oggi faremo il giro della penisola di Snæfellsnes, poi decideremo dove piazzare la tenda. Il primo paese che troviamo è Olafsvik, dove sappiamo che partono le barche per l'avvistamento delle balene. E si... non molliamo, la giornata sembra perfetta. Peccato che da questo paese il servizio non è più attivo... L'ultimo tentativo lo faremo da Reykjavik il giorno prima di partire.
Sulla nostra sinistra svetta il vulcano Snæfell, ricoperto dall'omonimo ghiacciaio Snæfellsjokull. La montagna è famosa grazie al romanzo di Jules Verne (viaggio al centro della terra), dove il protagonista trova l'accesso al centro della terra proprio su questo vulcano.
Una strada sterrata e impervia porta proprio a pochi metri di dislivello dal ghiacciaio. Arriviamo pertanto in cima fin dove la strada è bloccata da una sbarra. Di li in poi infatti è troppo disconnesso e rischioso proseguire in auto. Proseguiamo pertanto a piedi risalendo il ripido pendio e giungendo all'attacco del ghiacciaio. Facciamo un giretto con cautela, siamo senza ramponi e senza niente che ci possa mettere in sicurezza per una camminata su ghiacciaio, pertanto ci limitiamo ad ammirare la vetta del vulcano che è talmente vicina che sembra poterla toccare con la mano.
Sullo Snaefellsjokull
La vista da quassù è spettacolare. Sei sopra un ghiacciaio e subito sotto di te il mare.
Starei fino a tardi ma il viaggio deve proseguire! Scendiamo e facciamo rotta verso sud. Sulla strada però ci fermiamo in una spiaggia a fotografare le abitanti del posto, spiaggiate a prendere il sole e a giocare in acqua.
Restiamo tanto tempo ad osservarle, loro sono buffe e curiose ma molto diffidenti, se cerchiamo di avvicinarsi si buttano subito in acqua.
In serata dopo aver passato Borgarnes arriviamo ad Akranes dove cerchiamo e troviamo subito il campeggio all'ingresso del paese di fronte al mare. Il tempo di piazzare la tenda, cucinare qualcosa per la cena ed ammirare il tramonto verso la penisola Snaefells che abbiamo visitato oggi.
Tramonto ad Akranes
 Dopo cena andiamo alla scoperta del paesino, stavolta, dopo l'esperienza di Husavik, rigorosamente a piedi. Ma restiamo delusi. Non c'è nulla, l'unico locale che troviamo, e sono appena le 10 di sera, è in chiusura quindi non riusciamo neanche a entrare. Facciamo solo un giro a piedi alla ricerca di altri locali ma niente da fare. Vediamo solo ragazzi e ragazze in macchina che fanno i giri del paese più e più volte. Che triste... Si va in tenda.
24 Agosto: Stykkisholmur -Akranes


 25 agosto
Oggi ritorniamo dentro, visiteremo Thingvellir, Geysir, Gullfoss ed arriveremo a Landmannalaugar. Sarà una giornata pienissima e memorabile.
Appena lasciato Akranes passiamo in un tunnel sotto il mare (pedaggio circa 6 euro) ed arriviamo dopo circa 45mn a Þingvellir (Thingvellir) posto famosissimo e meta immancabile per chiunque venga in Islanda. E' facilmente raggiungibile anche con un auto normale, così come tutte le altre attrazioni nelle vicinanze che sono anche meta di numerose escursioni organizzate in giornata direttamente in giornata.
Þingvellir

Ci sentiamo un po dentro la storia, qua infatti si riunì il primo parlamento del mondo più di 1000 anni fa (l'Althingi), camminiamo in mezzo alle rocce, che segnano la separazione delle placche europea e americana. Ripartiamo alla volta di Geysir, il famosissimo geyser islandese. Passiamo dalla strada semisterrata che porta a Laugarvatn, ma sulla discesa ecco l'imprevisto.
Spia accesa della macchina, problema alla pompa del gasolio.... Leggiamo le istruzioni della macchina che ci indicano un po come fare, Fabrizio e Marcello si improvvisano meccanici, io rido e li immortalo.
Intoppi in mezzo al nulla
Ripartiamo dopo una mezzoretta, la spia per fortuna si è spenta, e abbiamo evitato di chiamare il nostro Kevin per aiutarci...
Tutto questo ci ha fatto venire fame, con un gesto zingaro vediamo un piccolo fiume giriamo la macchina e ci fermiamo. Improvvisiamo una brace improbabile, comprata in un market sulla strada, e ci cuociamo della carne di pecora, o almeno questo abbiamo creduto che fosse.
Picnic in riva al fiume
L'arrivo al parcheggio di Geysir coincide con il getto d'acqua in lontananza e la nube di goccioline nell'aria. Il geyser più famoso si chiama proprio Geysir, ma "erutta" circa tre volte al giorno. Ovviamente non lo farà quando noi saremo la (e non possiamo stare tutto il giorno).
Ma li di fianco c'è lo Strokkur, il cui getto raggiunge 30 metri ed erutta ogni 7-8 minuti. Vederlo da vicino e dal vivo è sorprendente. Nei minuti d'attesa, se non fosse per i vocii dei turisti tutto attorno, si sentirebbe nitidamente solo l'acqua che ribolle. Arriva poi il momento che il livello si abbassa tutto di un colpo, come acqua nel buco del lavandino, ma poi immediatamente l'esplosione, una colonna d'acqua si innalza fragorosamente verso il cielo.
L'eruzione dello Strokkur

Resto di stucco. Un'incredibile esplosione di energia, tutto naturale. Ci prendiamo gusto, aspettiamo più volte le successive eruzioni, anche da un po più lontano, a volte i flutti sono più bassi, a volte passa anche meno tempo tra l'uno e l'altro.
Ripartiamo alla volta dell'enorme cascata Gullfoss, verso nord.
In fase di avvicinamento intravediamo il canyon dove scorre il grosso fiume che proviene dai ghiacciai dell'islanda centrale e crea la bellissima Gullfoss. Nonostante sia l'ennesima, e purtroppo ultima, cascata vista anche questa ci desta stupore. E bella vederla da lontano, ammirando i diversi salti fatti in punti diversi, l'aria e l'acqua mischiate fra loro verso l'alto e il contorno dell'arcobaleno.
La cascata Gullfoss
 Lungo il fianco sinistro del canyon, una passerella ci porta praticamente dentro la cascata, la possiamo vedere da vicinissimo. Impressiona il rumore, l'aria fresca, l'immensa portata d'acqua: come fa a non finire mai tutta quest'acqua?
Il sole comincia a tramontare, la nostra destinazione per la notte è Landmannalaugar, un posto mitico, una terra dai mille colori e dalle mille risorse. Ci attende ancora un po di strada, si va verso l'interno in percorsi adatti solo alle auto 4X4. 
Verso Landmannalaugar
Arriverremo a sera inoltrata, quando siamo in vista del campeggio, pienissimo di tende, guadiamo un fiume e ci siamo!
Fa freddo, troviamo un posto per la nostra tenda. Mentre con Marcello vediamo di mangiare qualcosa ecco che arriva Fabrizio, nudo con il costume da bagno! Ci spinge a muoverci e venire a fare il bagno nella pozza d'acqua li vicino, caldissima. E' una sorta di laghetto, piccolo, attrezzato con delle passarelle in legno per passare sopra i rigoli che passano sul campo antistante il rifugio, alcune transenne sempre in legno e una piccola area dove poggiare le cose (zaini, vestiti, asciugamani). Tutto rigorosasmente all'aperto. Un po titubanti all'idea di spogliarci con quel freddo, quando ci avviciniamo non ci pensiamo più e una volta dentro rimpiangiamo di aver perso tempo a montare la tenda! Si sta benissimo, tanta gente, troppa, ma c'è spazio per tutti. E'tutto buio, è molto bello anche per questo. I fumi di calore salgono dall'acqua, l'odore di zolfo è forte.
Staremo un'ora abbondante. All'uscita usufruiamo delle docce nell'area del rifugio, giusto per toglierci un po di zolfo dalla pelle.
Stanchissimi ci rifugiamo, per la notte, nella nostra casa arancione.
Tramonto sul lago Frostastaðavatn poco prima di Landmannalaugar

25 agosto: Akranes - Landmannalaugar

26 agosto
Sveglia alle 8, caffè come al solito, e via a chiedere info sui percorsi di trekking da fare. Ce ne sono molti, bisognerebbe starci qualche giorno in questo posto. Al centro informazioni ci facciamo dare una cartina disegnata con i vari percorsi. Scegliamo di fare il percorso Suðurnamur, un percorso a giro di circa 8.5km della (durata stimata di circa 4 ore) che si addentra nel territorio attraverso campi lavici, pianure, risalite decise su montagne rosse, gialle, nere con viste mozzafiato e ritorno al campeggio da sud.
Sul percorso Suðurnamur
Il trekking è ripido solo a tratti, nessuna difficoltà, nessun passaggio esposto. C'è solo da far andare le gambe. 


Il percorso è segnalato abbastanza bene, facciamo diverse pause, non abbiamo fretta, dobbiamo goderci i momenti di questo paesaggio unico al mondo.


 

Il punto più bello è quello più alto, nel costone destro della valle. Si vedono le valli sottostanti, con fiumi, fumarole, colori e i ghiacciai in lontananza, quello del Myrdalsjokull il vulcano Eyiafjallajokull.





Le 4 ore circa di percorso volano via veloci, la camminata non ci affatica, la discesa è ovviamente un po più spedita. Naturalmente sulla via di ritorno al campeggio, la nostra velocità aumenta perchè vogliamo assolutamente buttarci in acqua e stare li il più possibile a rilassarci...

Prima Marcello recupera delle birre ma sono quelle analcoliche, niente alcolici da queste parti! Fanno quasi schifo ma almeno sono fresche. Insomma questa piscina all'aperto, gratis, riscaldata in modo naturale, dopo 4 ore di camminatta è quanto di più desiderabile si possa immaginare.
L'area di Landmannalaugar


E poi.... poi dobbiamo ripartire. Oggi faremo rientro a Reykjavik dove passeremo le ultime 2 notti del nostro viaggio.

Chiudiamo la tenda, e lasciamo questo paradiso per rientrare nella civiltà.

Arriviamo in tarda serata a Reykjavik, la città ci accoglie con le sue troppe macchine per i nostri gusti, con i suoi semafori. Erano tanti giorni che non ne vedevamo, ci sembrano quasi strani. Mi capitò proprio una sensazione, strana, quasi di fastidio, quando dovetti, ovviamente, guardare a destra e sinistra prima di immettermi in una strada. Fa ridere questo, ma fu proprio così, dopo tanto tempo che non mi mettevo il problema visto l'inesistente traffico degli altri posti...
Cerchiamo il campeggio, e lo troviamo senza sorprese abbastanza affollato.
E' venerdì sera, sappiamo che il casino, il famoso Runtur sarà sabato, pertanto ci risparmiamo ed evitiamo di bere troppo anche perchè siamo sempre in auto e l'esperienza di Husavik è sempre fresca! Il tanto di una doccia calda al campeggio e facciamo un giro in città.
26 agosto: Landmannalaugar - Reykjavik
27 agosto
Oggi usciremo a vedere le balene.
Cascasse il mondo.
Andiamo al porto, troviamo una barca che oggi farà l'escursione. Siamo una 50 in barca, a occhio e croce il 90% sono giapponesi. Sono emozionato, ma sinceramente non credo molto nel fatto di avvistarle. Infatti sarà così, riusciamo a vedere qualche delfino e poi forse, l'unica che poteva essere una balena, era questa, nella foto sotto. Sembra il dorso, ma non lo sapremo mai.
Non siamo tristi, l'idea sola di uscire in barca è bella. Poi il capitano è proprio un capitano d'altri tempi, basta solo il suo sguardo a valere il prezzo del biglietto.
Il capitano con Marcello


Rientriamo a terra e cerchiamo subito un posto dove pranzare. Ci imbattiamo in un locale dal nome "Sea Baron", in islandese il nome è  Saegreifinn (http://saegreifinn.is). Ci innamoriamo subito del posto, siamo entrati dal retro direttamente su una piccola sala con tre lunghi ma stretti tavoli e delle panche per sedersi. Una scala porta su, ci sono altri posti ma in quel momento non c'è nessuno. Nell'altra stanza al pian terreno ci sono gli spiedini di pesce in vendita e la cassa. Ognuno di noi prenderà uno spiedino e la zuppa di pesce. La zuppa di aragostelle è una favola, indimenticabile. E poi c'è il nonno.
Il signor Kjartan
 Lo chiamiamo così il signor Kjartan, il proprietario del locale. Lo salutiamo, ma non sa parlare inglese (come noi, praticamente, del resto...) appena capisce che siamo italiani sorride e dice le uniche parole che conosce e cioè "Mussolini, Berlusconi!". Siamo gli zimbelli pure in Islanda...
Nel locale ci sono anche i suoi amici, sicuramente vecchi compagni di avventura nelle pesche in barca quando erano più giovani. Al termine del pranzo ci facciamo la foto di gruppo.


La "pacchia" della tenda è finita.
Per oggi avevo prenotato un hotel dall'Italia, e devo dire che ne siamo contenti. Un letto finalmente! Per la serata parcheggiamo l'auto in albergo e via a piedi in centro per passare la serata con quei matti di islandesi che non aspettano altro che il fine settimana per divertirsi e fare casino. Una birra dopo l'altra giriamo diversi locali, alcuni con musica dal vivo. Ovunque entri è pieno di gente che vuole solo divertirsi. Al ritorno, stanchi e piuttosto ubriachi individuiamo tra la gente per strada, qualcuno  seduto in terra, altri che gridano, un taxi. Lo chiamiamo e gli diamo l'indirizzo. Siamo salvi.

28 agosto

La sveglia è dura stavolta, quella con il mal di testa. Ma abbiamo appuntamento con Kevin per restituire l'auto e andare alla famosa "Laguna blu". 
Su questo posto si sa molto. E' davvero bello, ma la mia opinione personale è che dopo aver visto le analoghe terme naturali a nord nella zona di Myvatn, la piscina naturale di Landmannalaugar, la Laguna Blu mi ha un po deluso, fosse solo per il costo esagerato (circa 40 euro). Non ci tornerei. Anche l'acqua non era proprio calda calda...
Blue Lagoon



























27-28 agosto: Reykjavik - Keflavik









Il viaggio si chiude qua.
Non c'è molto da aggiungere, se non che questa Terra resterà dentro di me e ci tornerò 2 anni dopo in inverno. E tornerò ancora. Ormai è dentro.